La dieta ipoproteica viene generalmente seguita da soggetti che presentano insufficienze epatiche o renali, e che, per questa ragione, non riescono a metabolizzare correttamente le proteine.
In questa situazione una delle soluzioni potrebbe essere quella di alimentare l’organismo con sostanze che tamponino il danno, o quantomeno ne limitino l’espansione. Ed è proprio in questo contesto che si pone la dieta ipoproteica.
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Come e perché si manifesta l’insufficienza renale ed epatica:
Il fegato viene definito spesso fucina del metabolismo, proprio per evidenziarne la centralità in tutti i processi metabolici umani. Esso interviene anche nella digestione delle proteine, attraverso un’azione prettamente detossificante: quando le proteine vengono degradate si ottengono gli amminoacidi, che rappresentano i loro costituenti fondamentali. Questi vengono in parte riciclati per la costituzione di nuove proteine, ed in parte catabolizzati.
Il fegato si occupa di quest’ultima funzione, che implica il rilascio di uno ione, l’ammonio, che detiene un potenziale tossico, perché una mancata detossificazione dello stesso, comporta un aumento dei livelli di ammoniaca a livello ematico, e questa causa danni seri anche a livello cerebrale. In condizioni fisiologiche il fegato elimina il potenziale dannoso di questo ione, e lo trasforma in urea, successivamente escreta. In condizioni di epatiti virali e batteriche, cirrosi epatiche o tumore al fegato, l’organo non è in grado di adempiere a questa funzione, ed è così che si innesca una insufficienza epatica.
D’altro canto anche i reni sono organi dall’equilibrio molto precario, ed anche qui a causa di tumori, o disfunzioni enzimatiche, può presentarsi una difficoltà nell’eliminare l’urea attraverso le urine, con conseguente accumulo della stessa a livello ematico, in una condizione patologica nota come uremia.
Perché seguire la dieta ipoproteica può essere utile in questi casi
Dovendo diminuir drasticamente il quantitativo di questi nutrienti, è importante preservare comunque un corretto fabbisogno calorico, è per questa ragione che sono presenti in commercio i cosiddetti prodotti aproteici; si tratta pane, pasta, biscotti o fette biscottate che presentano un contenuto proteico dieci volte inferiore rispetto ai normali prodotti, senza che però vi sia un’alterazione dell’apporto calorico.
Se, infatti, riducessimo anche l’apporto calorico, l’organismo compenserebbe la carenza energetica metabolizzando le proteine strutturali dell’organismo, che non sono deputate ad assolvere alle richieste energetiche, bensì a preservare la struttura di numerose architetture cellulari. In questo modo oltre a non risolvere la problematica, dato che permane una condizione di scorretto metabolismo, si sommano problematiche derivanti dalla degradazione di strutture utili.
Un soggetto sano può seguire una dieta del genere?
È altamente sconsigliato, perché le proteine, quando correttamente metabolizzate, hanno una funzione di essenziale importanza nel nostro organismo. In ambito biochimico vengono definite “pleiotropiche”, termine che sta ad indicare la loro multi funzionalità: energetica, strutturale, enzimatica, recettoriale, ecc… Quindi è bene evitare riduzioni senza ragionevoli motivi.
Cosa mangiare nella dieta ipoproteica
Colazione: latte zuccherato con miele, oppure uno yogurt magro, o ancora una frutta tra quelle concesse.
Spuntino: fette biscottate senza sale.
Pranzo: come primo 50g di pasta o di riso con pomodori pelati ed un cucchiaio di olio extravergine di oliva. Come secondo pesce azzurro o carne bianca in quantità limitate e poche volte a settimana. Come contorno zucchine o carciofi, oppure altra verdura tra quelle consentite.
Merenda: frutta, che si deve assumere sempre lontana dai pasti principali.
Cena: emmental o mozzarella, accostata a verdure, e ad una fetta di pane integrale non salato o comuni grissini.